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| Ricordo che sfuma nella mente incerta
rivedo un pargolo vispo sempre allerta,
in quel tempo solo l'essenza frugale
mostrava il viso nell'idillio di florida natura.
Odori crudi e salutari di vita campestre
e laboriosi riti di un incedere superato dal tempo,
vecchio forno tu eri confidenziale amico
con quella tua faccia nera emarginato.
Quanto fumo librava alto nell'aria tersa
di fasci preparati con certosina cura,
ma quell'odore unico e inconfondibile
di pane buono, profumava in un attimo l'aria.
Oh vita campestre tu sei un ricordo lontano
di un età che aveva tutta un'altra storia,
quante grida libere di ragazzo nel magico scenario
nel gustare quel cantuccio caldo e friabile.
Profumi semplici di quotidiana vita
davano all'essenziale un senso di buono,
pane e focaccia usciti caldi da quella bocca affumicata
davano lustro alla nostra storia contadina.
Poche risorse sviluppavano le laboriose papille
tutto era buono in quei sapori semplici e limitati,
nei giorni i filoni stesi sulle tavole subivano decisi
il naturale mutamento e inaridiva la sostanza.
Anche se indurito dal tempo andava finito tutto
fino all'ultimo tozzo prima di riaccendere il forno,
quella storia del poco, cozza con l'oggi sperpero- ne
dove il troppo mina la vita e la limpida coscienza.
Vorrei sfidare la razionalità del tempo
tornare a gustare quei semplici sapori,
di un ieri scarno che faceva dell'essenziale
il suo vanto e non buttava niente ...
non c'erano avanzi dalla tavola al campo. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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