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 | Il grano fu falciato,
nel tempo delle similitudine,
quando il cielo si tinge di rosso
in un tramonto ocra cangiante al magenta.
Deposto nei covoni al sole,
Dio dalle mani di luce mi affido l'incarico
di proteggerlo dalla tempesta,
cibo per i poveri, le prostitute, i mendicanti.
Ma io non conoscevo la terra!
Essenza marina di sale vivevo il mare,
amavo le meduse morenti,
il respiro della risacca, la marea antica che si espande
sull'arenile forgiato da piccole creature dormienti.
Chiamai il guardiano dei campi,
dall'anima celtica e dal cuore gelido,
perché si prendesse cura del grano nei covoni.
Il guardiano varcò i sentieri della vita,
oltre la morte creò voragini di nulla,
dimentico di tutto abbandono il grano,
senza luce nello sguardo.
Ora solo lo spaventapasseri dai vestiti dismessi,
rubati al contadino, custodisce i covoni e la speranza,
con il volto di paglia e sguardo sgomento,
annuncia con voce atona l'arrivo della grandine
che danneggerà il raccolto...
inascoltato sarà preda del vento antico che distrugge.
Sono venuti, i poveri, le puttane innocenti, i mendicanti,
con ceste di saggina a chiedermi manciate di grano...
Dio... Dio... mio io appartengo al mare! | 
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Eolo |
17/02/2015 00:00 | 2057 |
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