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Ricordavo il Drago, la sua forza,
con il significato di esistenza e trasmigrazione
oltre il divenire,
Dio, si forse quel Dio assente
o prepotentemente presente in una fede
circoscritta agli eletti.
Non mi trovo al vertice della Piramide,
ne desidero leggere il destino tra le rune
in un contesto ricercato di magia,
voluto per annientare l'istinto e la passione.
Io sono quest'uomo, questo poeta!
Così passionale, meteora d'amore, luce,
ombra, vortice di tutto e di nulla.
Ora racconto del Drago alla mia bambina,
delle perle colorate che le porta per incantare
il suo sguardo, di come colora l'alba, il tramonto,
il plenilunio, il respiro della sera,
in un sogno d'amore e di miseria che commuove.
Di Dio non parlo, distratto, senza memoria,
avvezzo a concedere i suoi favori a gente che non perdona,
e che non riesce a discernere la pace dall'odio.
Mi piace invece amore parlare con te, tanto!
Ora che in un tempo sospeso mi accarezzi il petto
purificandolo da ogni peccato e nuovo vigore dai
al mio corpo stanco dopo lungo andare.
Così il Drago inghiotte quel Dio dall'essenza inutile
di Pantakreatore tra inganni e disinganni,
in una scenografia di mimica inventata,
ora che non riconosco il mio trasmigrare antico,
nelle dissolvenze di miti e ateismo.
Il fuoco arde ceppi di rovere,
illuminando nella penombra oggetti dormienti,
reminiscenze di sale e di ferite.
Amore caro, sacro, innamorato di te sempre,
nel tuo sguardo scintillante io mi perdo...
Grazie! | |
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Eolo |
21/01/2015 00:11 | 2290 |
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