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| Oh, mio Signore
riverso sulla croce,
chi ti ha condannato
a una morte tanto atroce?
Dondola sospeso il corpo avvilito
da una punta di lancia il costato trafitto.
S'apre l'ingente piaga
cosparsa di limpido sangue
da cui fuoriesce acqua di vita,
fonte di luce per chi con la fede
ricerca la salvezza nella parola divina.
Urla al cielo il Cristo esanime,
il grido d'abbandono in punto di morte
strazia il silenzio velato di tenebra.
Giustiziato come un assassino
soffre il martire l'angoscia
d'un dolore sovrumano,
nel cuore tribolato vede incarnarsi
la sofferenza del mondo.
Oh, mio Signore,
il sommo amore ti ha condotto al patibolo,
debito sacrificio ti ha inchiodato
al crudele supplizio...
eppur con occhi compassionevoli
guardi ai tuoi figli penitenti
e li ricolmi di Spirito...
Oh, mio Signore
or sento le spine e chiodi raggelanti
trapassarti la carne da parte a parte,
le violente frustate
che han scuoiato la pelle vibrare
d'un suono macabro e stridente
al punto da afferrarmi l'anima
tramortita
a te si volge supplichevole
chiedendoti perdono. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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