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«Mia madre poté godere della sua città soltanto per quindici anni, perché suo padre, operaio specializzato, girava l'Italia in cerca di guadagni migliori; perciò lei nacque a Sesto San Giovanni, andò a Pesaro da piccolissima (ci rimase dal 1921 al 1935 circa), poi a Pontedera (per sette anni), e finalmente nel Napoletano (mio nonno aveva accettato un'offerta di lavoro da un grosso stabilimento industriale allora appena insediatovisi), dove conobbe mio padre, da poco tornato, avvilito e sfiduciato, dall'Africa, reduce della (dis) avventura mussoliniana. Ogni tanto mia madre mi parlava di personaggi pesaresi (piuttosto simili a quelli riminesi di Fellini) conosciuti durante la sua adolescenza: lo sfortunato maestro Patarga, amico di suo fratello maggiore (canticchiava volentieri la sua canzoncina "Pesaro gentil") , il "pazzo" che acchiappava qualche topo e poi, dietro compenso del pubblico (che adescava con la frase "Chi vuol veder la fine venga in piazza! ") , se lo mangiava vivo in Piazza del Popolo, il poeta (probabilmente era "Pasqualon", cioè Odoardo Giansanti, molto povero e ormai vecchio e cieco; morì nel 1932) . Forse si può girare anche tutto il mondo, ma i ricordi dei luoghi in cui vivemmo da adolescenti sono i più tenaci, e gli ultimi a morire.» |
Inserita il 21/03/2015 |
Io vorrei rivederti, mia metà
di un’anima formata con alterni
esempi avuti e stimoli sentiti,
che non è mai compatta, ma smembrata.
Tu, vicecapitale di un Ducato
quasi da fiaba, hai guardato al mare
come a un gran lago che ti separava
da Venezia, dall’Austria, da Dalmazia,
ed hai cercato un po’ di ricreare,
con musica, con spiaggia, col lavoro,
quell’atmosfera alquanto più gloriosa
che da lontano ben ti circondava.
Godesti, mamma, della tua città
solo per quindici anni, e la sognavi
forse un po’ più splendente (ciò succede)
di quanto fosse poi nella realtà;
e ricordavi alcuni personaggi
(il musicista, il pazzo, od il poeta)
che accompagnato avevano il passaggio
alla tua età di schiva adolescenza.
Se sei tornata lì, chi mai lo sa,
se ora ti trovi a Pesaro da morta,
se l’anima raggiunge ciò che brama
dopo una vita quasi da esiliata?
(L’anima di mio padre è qui vicino:
basta fare due passi per vedere
dove un tempo viveva da ragazzo
e restano sbiadite parentele.)
Vagherà la mia anima, se esiste,
dopo la morte fra le sue due patrie,
non trovando né pace né riposo,
e suscitando fievoli ricordi. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Di padre napoletano (della provincia) e di madre pesarese...» |
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