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| Le ingenue, ingannatrici, vacillanti creature
che protendono le labbra smaniose ai camini
e si colmano il ventre d'arsenico stantio,
cauterizzano le ferite della notte
con baci riarsi da aneliti febbrili,
risucchiano rigagnoli di vertigine,
esalano spettri in spire di fumo
traslucido calice d'irrequietezza.
Imbottigliano tremiti
con flebo d'onirica narcosi
trangugiata da grida che smembrano
l'attillata veste di livido silenzio.
Gli arti dei lignei mendicanti
simili a cuciture che solcano il cielo
e lo squassano in crepe annerite,
si stagliano scuri su pallidi orizzonti
a sorreggere il caduco deteriorarsi.
Voi, ingenue, ingannatrici, vacillanti creature.
Coi petti imbottiti d'ovattata follia
e scaglie di stupore impigliate tra le ciglia,
lo sguardo incrostato di pece rovente
orbite adorne di nembi atrofizzati
le vene aggrovigliate in rovi purpurei
e i piedi che picchiano sul cemento.
Le suole che come denti d'un pettine
districano trecce di passi, inciampando
sulla pelle scabra scalfita dall'ago
d'una bussola, erratico sepolcro. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Una poesia dedicata alla mia età, agli adolescenti. Noi che prima ci amiamo e poi vorremmo sgretolarci come argilla secca, noi che ci scaviamo il petto di risate e poi c'infossiamo dietro i battenti della depressione. Noi, ingenue, ingannatrici, vacillanti creature.» |
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