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«La poesia libera (e possibilmente bella) può esistere forse solo quando chi l'ha scritta è da essa (in qualche modo) lontano. Scrive Claudio Magris (in "L'infinito viaggiare", ed. Mondadori, 2008, pagine 177 e 178): "Lo scrittore non può incarnare nulla, neanche una tendenza o un mondo poetico, che sono autentici solo finché egli li esprime così come li vive, senza preoccuparsi di che cosa succederà loro, di quali effetti essi avranno nella realtà. Quando egli, anche per spirito di alta responsabilità morale, se ne occupa e se ne preoccupa, finisce la sua avventura poetica e comincia la sua gestione di quest'ultima, che deve tener conto di tante cose e conseguenze estranee ad essa. (...) Biagio Marin racconta che una volta, a Grado, una bambina, quando lui le aveva detto di essere un poeta, gli aveva risposto derisoria che 'i poeti sono morti' . Forse aveva ragione perché, finché vive, anche il poeta, volente o no, è iscritto all'albo professionale della realtà, che costringe a cautele, doveri, misure, compromessi, rispetti umani, arrotondamenti e sfumature. Solo quando si viene radiati da quell'albo la poesia risplende libera, disinteressata, regalmente noncurante di tutto il resto. "» |
Inserita il 26/09/2015 |
Qualunque cosa può, la poesia vera,
attraverso i suoi versi far passare,
perché una dote sua, la più sincera,
è quella di bellezza veicolare.
Anche una cupa, macabra atmosfera
sa la poesia a tanti far gustare,
ed una riflessione alquanto nera,
dall’arte ingentilita, si fa amare.
Non c’è una verità per tutti uguale,
e sono passeggere le opinioni,
si muta il male in bene e il bene in male;
ma di bella poesia tante creazioni,
così piene di fascino speciale,
suggestive producono emozioni. |
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