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Poesia del concorso Violenza sulle donne
Prigioniera consapevole di violenze celate,
immersa nell’abitudine
hai spento i luoghi dell’anima, donna.
Vita vissuta nel sottobosco la tua,
tra piccoli radi fiori dai tenui colori,
il verde dei cespugli e delle edere striscianti.
Fitti rami nascondono
al tuo sentire la vera vita.
Solo piccole chiazze di cielo
e filamenti di sole arrivano a te,
come teneri richiami inascoltati,
quali segni che si perdono nel vento.
Echi sinistri di atavica lotta
fra Eros e Thanatos
riempiono la tua madida aria
catturano la tua mente,
ostacolano la tua libera melodia.
Ti limiti a intendere,
a desiderare
solo il rumore del mondo,
mentre lacrime di pioggia ammorbata
ti bagnano fino in fondo al cuore.
O donna, spirito in pena,
non abbracciare più gli abbandoni,
le ripulse, i dinieghi:
ti hanno già infinitamente ferita.
Lascia andare ciò che ti circonda, distaccati,
chiudi i cicli perversi e rimuovi i detriti del tempo.
Non far morire i sogni, legali a un filo,
come palloncini colorati nelle mani di bimba,
sciogli i nodi e ascolta le vibrazioni del tuo corpo,
segui le tracce nascoste dai tanti silenzi!
Sfiora le acque chiacchierine del ruscello avanti a te,
seguile, ti porteranno fuori in un prato soleggiato.
Non trattenere le lacrime,
ti accompagneranno
nella tua rinascita dalla stantia placenta,
come pianto di neonato
quando incontra l’aria e la luce.
Rinasci come giorno dalla scura notte!
Volgiti a insoliti orizzonti,
nuove rime costruiranno i tuoi sonetti.
Alza le mani al cielo e con tutto il tuo recente essere danza!
Cerchi luminosi saranno i tuoi novelli segni
che ti condurranno alle perdute
tracce dei tuoi sorrisi, per rinvigorirle. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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