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«Questo sonetto vuol essere di rinnovamento per tutti noi, al fin d'elevarci fino a Loro che ci guardano e che ci ascoltano da lassù. Sono Loro che, come noi, hanno voluto, prima di noi, diventare Santi.» |
Inserita il 01/11/2015 |
Lu primu ti nuvembri è feshta cranni,
percé è lu giurnu ti tutti li Santi
e toppu ca no' ssònunu li banni
nu' ni sintimu 'lliecri tutti quanti.
'Na feshta ca si faci tutti l'anni
e, senza fa' viniri li cantanti
ca pi lli sordi vannu a tuttivanni,
facimu tuttu nui 'nvintannu canti.
Ci ti ddà ssobbra sèntunu cantari,
li Santi ni perdonunu piccati
ca hamu già fattu e cuiddi ca hama ffari.
Ci puru l'hamu sempri jashtimati,
'shtu giurnu Loru n'hanna libberari
t'lu mali, cú no' ssimu cunnannati.
Traduzione:
La festa di tutti i Santi
Il primo di novembre è festa grande,
perché è il giorno di tutti i Santi
ed anche se non suonano le bande
noi ci sentiamo allegri tutti quanti.
Una festa che si fa tutti gli anni
e, senza far venire i cantanti
che per i soldi vanno dappertutto,
facciamo tutto noi inventando canti.
Se da lassù sentono cantare,
i Santi ci perdonano peccati
che abbiam già fatto e quelli che faremo.
Se pure li abbiam sempre bestemmiati,
questo giorno Loro devono liberarci
dal male, acché non siamo condannati. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Sonetto classico in vernacolo sanvitese (alto salentino) con relativa traduzione. Schema: ABAB/ABAB, CDC/DCD.» |
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