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Le tue parole sono boomerang
Tagliano il vuoto tornano indietro
Alla tua testa di malsani pensieri
Ai tuoi piedi che l’alba vide
Calpestare aiuole
Sillaba a sillaba la lama sfiora
Le tue labbra e macchia di sangue
I petali di loto le mie orecchie
Non odono blasfemi
Si deliziano nel suono dei gabbiani
La tua voce, la calda voce amica
Si smonta da sé come un soufflé
Di zagare profuma il mio giardino
Dopo la notte di pause e di silenzi
Tu sei li, le tue parole gemono
Stridono, rotolano sul fondo
Nel tuo regno di vanità
La solitudine ti serra
Le mani alla gola
Ed è dolore immenso
Dalla mia solitudine
Nasce un soave canto
Che di notte esplora
La luce delle stelle. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Accadono cose che ti lasciano un segno, perché non le avresti mai creduto possibili. Capita che ti raccontano di parole che hanno tormentato, offeso, ferito, tormentato. Le parole dovrebbero sempre e solo confortare e guarire le sofferenze altrui. C'è chi è stato offeso dalle parole e per un attimo ha scelto il silenzio. Ma è stato un silenzio di riflessione. Perché le anime buone non fuggono mai e prima o poi trovano le parole giuste anche per chi delle parole ha fatto un cattivo uso» |
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