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Al freddo rivo oscuro e femminina
e a uno scoglio sedendo, e in man la cetra
di bianche perle avvolta sta l’Ondina
e bacia l’etra,
e un fosco canto emana, e si penètra
la lagna atroce e fiera, e s’incammina
febbrilmente in sull’onde e in sulla pietra,
e la divina
corda e lieta dell’arpa in cor si spina
e a’ cieli, e a’ nembi e a’ rivi la farètra
delle Furie ne scaglia e ne destina
a nube tetra.
Così la dama d’onde or gli Elementi
caötici e furiosi a guerra spinge,
e dolce la faringe
le piogge invoca e i lampi, e i ghiacci e i venti,
e ‘l ciel si pinge
del temporal ambito e di tormenti.
La man all’arpa inquieta, infatti, grida
e ‘l molle labbro sona, e l’acque regna,
e questo canto sembra un omicida
che a Morte assegna.
Allor l’aër impazza, e geme infìda
la saëtta tra’i nembi, e va l’indegna
funerea possa e antica, e par n’arrida
all’onda pregna.
La cetra percuote le nubi infuriate,
gli spettri ne noma nel vento rapace,
le corde dolenti a possanza sfiorate
al Reno ne tolgon la requie, la pace,
e sempre ‘l vento s’alza e all’onde amate
i fondi arcani bacia, e pio e fugace;
e v’è d’un lampo face;
e tra grida e lagnanze e fischi e lai
la Natura ne impèra Lorelei! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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