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Brillano i binari in malinconico luccichìo
recando il riverbero del mezzogiorno,
il sorriso nel ricordo di occhi perduti e cari,
antica poesia,
che la tramontana troppo presto ha disperso
lungo la valle del rimpianto.
Nella canicola va il passo quieto del ferroviere lungo la linea
fischiettando la melodia di lontane sere,
rischiarate dal saluto rosso di un fanale
dal coro dei grilli che si levava in un silenzio assorto.
Langue il gelsomino rampicante avvinto alla gronda
in un abbraccio ai ricordi delle antiche partenze,
ora che la stazione deserta misura nella ruggine
le lacrime segrete di brucianti assenze.
Ecco il profumo amaro del pergolato bianco
che sussurra ancora ad un cuore in abbandono
negli empiti di una nostalgia che vola distante
seguendo la sinfonia di un tempo ormai andato.
Tra i binari riarsi dal bacio senza parole
di un lungo addio
tremano fiori d'oro
sfiorati dal volo di rondini
protesi ai raggi del sole.
Narrano le mille solitudini mute,
i sorrisi dimenticati lungo la banchina,
gli abbracci strappati alla campanella,
i viaggi finiti,
i rovi e l'eco di anonime inquietudini
sospese
nella polvere dell'antica sala d'attesa.
E l'ultimo treno si allontana
accompagnato dalla tremula carezza di commiato di un papavero
tra il frinire di cicale
e malinconico sferraglia
mentre incombe l'ombra della solitudine
nella memoria che più del sole riverbera ed abbaglia. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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