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Ogni anno fai ritorno col tuo orrore:
tetri e paurosi cumuli di corpi;
tenerissime le ossa come sterpi
affossati in un tempo di terrore.
Non sei neppure più una memoria,
sei una presenza atroce ed angosciosa
che nei pensieri affiora obbrobriosa;
sono fatti che macchiano la storia.
Coloro che cancellan lo sterminio,
disprezzano la vita dei fratelli;
responsabili sono di abominio,
capaci di ripetere flagelli.
E' un immenso dolore; rimarrà
marchiato sulla pelle degli umani;
per dimenticar tanta indegnità
non basteranno i secoli lontani.
Il raccapriccio scuote le coscienze,
quando nella memoria torni in mente;
guardiamoci negli occhi e quelle stanze
aborrire dobbiamo eternamente. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Questa mia poesia vuole essere un canto funebre in memoria delle tracce più orribili sulla umanità. Cinque quartine di endecasillabi» |
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