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| Vita esemplificata
in un eterno divenire
l'istante protratto all'infinito,
sospensione dell'essere
in uno spazio indefinito
incamerato nella mente
registra attimo per attimo
spezzoni di un film
rivissuto nell'immaginario
della coscienza.
A malapena respiro ossigeno,
come in una camera iperbarica,
quando manca l'aria,
strozzata,
sai che prima o poi finisce,
stagna la luce della vita
che filtra i suoi esili i raggi
da una finestra sbarrata
chiusa all'esterno,
e tutto il mondo fuori...
sguazza nell'indifferenza.
Follia depressiva,
stato di malessere cronico
malattia degenerativa
diagnosticata all'ultimo stadio,
in fase di avanzamento irreversibile
cede il cuore al suo malanno.
Abbagliante luce in fondo a un tunnel
ecco uno spiraglio di salvezza,
nella scissione dell'anima
fuori da un corpo intubato
riconosco l'altro me,
bianco cadaverico in volto,
la bocca spalancata in una smorfia deforme
accenna un urlo di terrore,
disumano.
Lotta strenua tra la vita e la morte
spade affilate squarciano il buio del sonno.
Lento risveglio,
pulsa il sangue nelle vene
rifluisce la vita col calore
di giorni dimenticati nel labirinto della sofferenza,
naufragati nel mare dell'apatia,
collassati in un letto d'ospedale,
anonimo...
ove, legato a una camicia di forza
per non ferirti, per non ferire
con mani aguzze imploravi aiuto
vomitavi odio, rabbia
parole di rancore,
indecifrabili.
Lasci un vuoto ricolmo del tuo dolore,
sgualcite lenzuola
subito ricomposte
che mani segaligne
stringeranno tra le pieghe
di deliranti veglie,
l'anestesia del male
prolungherà l'attesa
nel responso del domani
ancor incerto. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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