Visitatori in 24 ore: 8’357
1082 persone sono online
Lettori online: 1082
Ieri pubblicate 23 poesie e scritti 35 commenti.
Poesie pubblicate: 361’347Autori attivi: 7’477
Gli ultimi 5 iscritti: ac autore - Valeria Viva - GiuseppeGiannotti - Marta Paolantonio - Antonio Ivor Boatti |
_
eBook italiani a € 0,99: ebook pubblicati con la massima cura e messi in vendita con il prezzo minore possibile per renderli accessibile a tutti.
I Ching: consulta gratuitamente il millenario oracolo cinese.
Confessioni: trovare amicizia e amore, annunci e lettere.
Farmaci generici Guida contro le truffe sui farmaci generici.
Xenical per dimagrire in modo sicuro ed efficace.
Glossario informatico: sigle, acronimi e termini informatici, spiegati in modo semplice ma completo, per comprendere libri, manuali, libretti di istruzioni, riviste e recensioni.
Guida eBook: Guida agli eBook ed agli eBook reader. Caratteristiche tecniche, schede ed analisi |
|
Tace ‘l cielo notturno e freme ‘l lupo
e la bianca e pallente e chiara Luna
col stral ne bagna oscuro un reo dirupo
tinto d’arcani e della Notte bruna,
e un ramo ignudo che sen geme cupo
al cardellino n’è l’orrida cuna,
e furioso ne soffia e freddo ‘l vento,
d’ossa foriero e d’insano tormento.
Come fosse sbiadita un’ombra e fresca,
in tra le fronde de’i negri carpini
la luce fende e lunare e donnesca
e bacia i sonni de’i quieti porcini,
e la sua impronta è rosea come pesca,
e argentea ai crin de’i concitati pini;
e i pipistrelli sen volano a frotte,
l’artiglio aguzzo e l’occhio in sulle grotte.
Or la bocca spettrale e ‘l mento d’osso
di questa Luna ne copre le biade,
e ‘l bosco giace in ansia e poi commosso
e ‘l silenzio ne copre le contrade,
e in sul piede d’un orno geme rosso
d’una sbranata lepre ‘l sangue, e cade
da un fonte oscuro un fremente ruscello,
occhio di Morte, e d’Ecate l’augello.
Tra le felci s’aggira un reo bisbiglio,
e ‘l predator che attende ivi sussulta,
e ‘l tenebrore gli dona un consiglio -
nascondersi affamato all’erba occulta -
e lì un dormiente e quieto e calmo giglio
all’aër cupo - e in sogni! - ne singulta,
e pria che l’assassino ascosto veda,
lacera muore l’incognita preda.
Or la Luna s’asconde, e allor svanisce
del ciel notturno e tetro l’alba lampa,
e ‘l nembo oscuro e fiero ne confluisce
al canto osceno d’una feral zampa,
e delle stelle pur ormai perisce
la sepolcral, dorata e cara vampa,
e come in tomba muore l’orbo cielo,
un gufo lagna, terribile velo;
e ora ‘l bosco tremante e funerario
le pietre e i sterpi copre di licheni,
e questi ossami ne son reliquario
per color che di Morte i rei veleni
hanno bevuto - cianuro e reo bario -
co’ denti altrui conficcati a’ lor seni,
e qui ‘l cerbiatto ne fia morituro,
colto e sorpreso nell’antro, ‘l più oscuro.
Presso una quercia sta un bardo e racconta
a’ suoi sepolcri del prode la saga,
‘ve ‘l cavaliere morendo tramonta
in sul certame che tosto dilaga,
e d’Irminsùl la fiamma, e ‘l legno e l’onta,
e delle terre la Morte assai vaga,
e pelle danze s’aggira lo scaldo,
errante e ansioso e inquieto, e fiero e baldo;
e presso un mur di chiesa una congrega
di vecchie donne esulta a un uom che muore,
e raccoglie ‘l suo vischio l’empia strega
che un filtro brama ordir d’insano Amore,
e lungo ‘l Sàbbath Sàtana si piega
e alle Sorti ne canta e al sol dolore,
e sconsacrata al ciel va la campana,
e al vento sona una lagnanza arcana,
e ‘l ferro orrendo e schietto e come spada
i nembi fende e si protrae all’eco,
e di Morte ricopre un’ansia rada
sotto ‘l lagnar d’un gufo infame e cieco,
e pria che svenga e che sparisca e vada
un tiglio irride e ‘l ghigno ne fia bieco,
e assorda l’ossa d’un reo cimitero
presso gli altar d’un morto monastero.
Tra le foglie e le fronde e i bei cipressi,
e gli aghi acuti e ignudi degli abeti,
e tra’i funghi e i licheni e i cespi spessi
e i pioppi bianchi e smorti e gli orni inquieti
ne narra ‘l Fato i crimini commessi
ai fiorellini che dormono lieti,
e va una larva orrenda e vola in sugli
alberi freddi, e i spettrali cespugli.
Quest’è la Notte d’un’orba foresta,
‘ve ‘l timore ne regna in luce falba,
e in cupi istanti giace, e grida questa
Natura, e muore una rosella scialba,
e in quiete oppur nell’ira di Tempesta
qui v’è la Morte e resta in fino all’alba;
e pur io che ne sono ‘l gran cantore
sento nell’alma un senso di terrore! |
|
|
|
Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
|
|
Non ci sono messaggi in bacheca. |
|
|
|