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Responsabilità sociale
Considerazione dell'autore
«Essere madre significa affidare il proprio cuore ai figli e accettare che lo portino con sé dovunque vadano, qualunque cosa facciano, in un viaggio in cui si può essere solo passeggeri alla merce’ del guidatore. Una volta saliti a bordo, le porte si chiudono e scendere non è più possibile.»
Inserita il 06/02/2019
Ballata delle madri e dei figli
Sociale
Per le madri di figli fioriti
il giorno lontano del miracolo
è pietra scolpita
sbozzata, modellata, levigata
“per forza di levare”
e quel che resta sa di perfezione
portento incredibile a chi l’ha generato.
Nulla turba il sereno fluire della vita.
Luminosa la speranza danza
nella culla dell’alba e del tramonto
non teme crepuscoli e scrosci di pioggia
imperturbabile bacia il giro del giorno.
Per le madri di figli smarriti
una muraglia d’ombra offusca il ricordo del principio
con l’incertezza esitante del presente
e grappoli di dubbio sul futuro.
Vibra insicuro l’arco tra le dita dell’arciere
e la freccia scoccata non coglie il bersaglio
confusa la parabola
non sa districarsi tra gli echi storditi
e i richiami amorosi attutiti da fredde distanze.
Per le madri di figli perduti
i giorni s’arrampicano ad uno ad uno sugli anni
e le notti scorrono lente nei sogni solitari
annodati al ricordo di infanzie felici e lontane
distanti come stelle ingoiate da buchi neri
profondi senza risalita.
L’anima allucinata
dimentica del cielo e della terra
nel fragore del vento che a fatica si districa tra i rovi
trascina i suoi piedi d’automa
lungo una strada senza varco
lastricata di chiodi riversi
che l’allontani da tutto
e ne cancelli il nome per sempre
insieme al suo fiore tranciato anzitempo.
Nella stanza senza porte né finestre
le danza intorno gioioso un bambino
dagli occhi limpidi e il riso cristallino.
Ma per le madri di figli rinati
ogni luogo profuma di rose e di fiori.
La freschezza dell’ombra mattutina
si accompagna al sentore fragrante del pane
e nell’onda di luce che sale dal respiro sereno della notte
a frantumare le tenebre
si dissolvono in cristalli di neve le angosce
e lento nel cuore discende il Paradiso.
Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Per una madre, che non sa più come aiutare suo figlio ad uscire dal buio tunnel che l’ha ingoiato e lo vede morire a poco a poco, la vita si riduce ad un lungo, doloroso e interminabile calvario, una strada lastricata di chiodi e il desiderio più potente diventa l’annullamento totale insieme alla propria creatura (che non è più quella che partorì in un giorno lontanissimo come le stelle ed era stata la fonte di tutte le sue speranze). Ma se la battaglia contro l’invisibile demonio sarà vinta, ogni piccola gioia quotidiana diverrà felicità compiuta.»