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«Questo sonetto ha una certa importanza più dal lato comico- satirico, perché tratta un fatto realmente accaduto che ha originato un detto proverbiale basato sulle usanze paesane. Afferma che nessuno può nascere già istruito, per cui è necessario che si faccia esperienza nella vita.» |
Inserita il 24/09/2017 |
Do’ tizzii shta facevunu cushtioni
pi vèti’ ci ti loru era cchiù drittu:
lu primu si faceva la rascioni
e l’atru ca si shtava zittu zittu.
"Tu no’ capisci nienti, scapucchioni!
Fa’ comu fazzu iu ca m’ni ‘pprufittu
ogni vota ca trovu l’accasioni!".
Cudd’atru si sinteva afflittu afflittu,
ma doppu, pi ffa’ vvè’ ca era capitu,
si ‘vvicinò allu primu chianu chianu
e, cu ‘na mossa degna ti ‘n arditu
nci sfilò l’orologgiu cu ‘na manu.
Lu primu s’ni ddunò. " ‘Shtu rimbambitu!"
critò: "Ué, Cì‘, ma tu si’ propria shtranu!".
E Cicciu ti luntanu:
"No’ mi puè ddì’ ca m’n’hagghiu ‘pprufittatu,
cá nisciunu pó nasciri ‘mparatu!".
Traduzione:
Nessuno nasce istruito
Due tizi stavano discutendo
per veder chi di loro era più dritto:
il primo si dava ragione
e l’altro che stava zitto zitto.
"Tu non capisci niente, testone!
Fa’ come faccio io che me ne approfitto
ogni volta che trovo l’occasione!".
Quell’altro si sentiva afflitto afflitto,
ma dopo, per far veder che aveva capito,
si avvicinò al primo piano piano
e, con una mossa degna d’un ardito,
gli sfilò l’orologio con una mano.
Il primo se n’accorse. "Questo rimbambito!"
gridò: "Ué, Ciccio, ma tu sei proprio strano!"
E Ciccio da lontano:
"Non puoi dirmi che me ne sono approfittato,
ché nessuno può nascere istruito!". |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«È un sonetto caudato in vernacolo sanvitese (alto salentino) con relativa traduzione che intende spiegare comicamente un detto proverbiale salentino. Schema: ABAB/ABAB, CDC/DCD, dEE.» |
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