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«Il pianto è il primo fenomeno che si manifesta a tutti, poiché si lascia il grembo materno. In seguito, chi più, chi meno, piangiamo ed al solo ricordo ripiangiamo, perché il pianto ci risolleva dal dolore. Da vecchi capiamo che occorre piangere per poterci sfogare. Si può dire che il nostro pianto ci accompagna nella vita e che avrà termine solo quando chiuderemo gli occhi per sempre.» |
Inserita il 25/09/2017 |
Ci nui pinzamu a tuttu cuddu chiantu
ca n’hamu fattu ti quann’hamu natu,
sintimu comu ci no’ nn’è bashtatu
e ni mittimu a chianci‘, comu ‘ncantu.
Lu chiantu, ca èti ‘n attu sacrusantu,
faci spucà’ lu cori ‘nduluratu
ca, sulamenti quannu s’è binchjatu,
senti ca s’è risullivatu tantu.
Pi cuiddi ca hannu ddivintati viecchj
è ccosa ca ti tanta tiempu sannu
e ca purtroppu s’hava suppurtà‘.
Lu chiantu nueshtru no’ nci spiccia ma‘,
cá cumpagnia ni faci fign’a quannu,
pi ssempri, no’ ssi ghiùtunu li uecchj.
Traduzione:
Il nostro pianto
Se noi pensiamo a tutto quel pianto
che abbiam versato da quando siam nati,
sentiamo come se non ci sia bastato
e ci mettiamo a pianger, come incanto.
Il pianto, che è un atto sacrosanto,
fa sfogare il cuore addolorato
che, solamente quando s’è saziato,
sente che s’è risollevato tanto.
Per quelli che son diventati vecchi
è cosa che da tanto tempo sanno
e che purtroppo si deve sopportar.
Il pianto nostro non finisce mai,
ché compagnia ci fa fino a quando,
per sempre, non si chiudono gli occhi. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Sonetto classico in vernacolo sanvitese (alto salentino) con relativa traduzione. Schema: ABBA/ABBA, CDE/EDC.» |
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