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Mi trovavo d'intorno al Battistero
di Firenze, per una passeggiata
quando mi sono accorto, è un gran mistero,
che ogni architettura era cambiata.
Dalla sorpresa dopo tal momento
io mi sono ripreso e ho constato
ch'ero nella Fiorenza del trecento
senza saper com'ero lì arrivato.
Mi passa un certo punto uno vicino...
Lo riconosco subito dal naso
è Dante che poeta fu divino
e da curiosità mi sento invaso.
Egli è altero nella sua veste bianca
e sotto il braccio tiene la “Commedia”,
lo tocco sulla spalla e lui si sbianca
come persona irata che si tedia.
“Che cosa vuoi?” mi urla assai rabbioso,
“come tu ti permetti disturbarmi
proprio ora che son di fretta, ansioso
sul ponte santa Trinita a recarmi?
Non sai villano, che di là passare
deve Beatrice, donna del mio cuore,
e tu mi vieni adesso a importunare...
per offenderti ancor non ho parole.
Se mai io non incontri quella fonte
di luce ch'è gentile e sempre onesta
a braccetto all'amica presso il ponte,
ai posteri quel quadro non gli resta
d'un pittore famoso che ha dipinto
il mio incontro con Lei vicino all'Arno
perciò a darti di bischero mi hai spinto
perché la storia non si cambia indarno.”
In così dire, con un gran spintone
dalla persona sua m'ha allontanato
ed io ho fatto un grande ruzzolone
battendo il mio sedere sul selciato.
Mi sono ritrovato sull'istante
nella Firenze d'oggi trafficata
fra i turisti che in sciame assai festante
m'hanno aiutato... per la rialzata.
Ma un fiorentino mescolato a loro
in piedi nel vedermi come straccio
tutto ammaccato e senza alcun decoro
mi ha detto: “Sta' più attento, bischeraccio!” |
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Questa poesia è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons: è possibile riprodurla, distribuirla, rappresentarla o recitarla in pubblico, a condizione che non venga modificata od in alcun modo alterata, che venga sempre data l'attribuzione all'autore/autrice, e che non vi sia alcuno scopo commerciale.
«Il quadro indicato nella strimpellata è quello che dipinse nell'ottocento Henry Holiday, l'incontro immaginario fra Dante e Beatrice presso il ponte fiorentino detto “di santa Trinita” (mi raccomando, pronunciato senza l'accento, Trinita e non Trinità).» |
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