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«La morale di questo sonetto si basa su qualcosa che accade proprio quando meno ce l’aspettiamo. Tutti cerchiamo di vivere la nostra vita nel miglior modo possibile, per cui tendiamo a liberarci delle nostre preoccupazioni. Il sonetto ci consiglia di farci una risata e di vivere spensieratamente riferendosi ad un episodio accaduto involontariamente ad un tale che, credendo di fare una scoreggia, si la fece addosso. Lo spunto viene preso dal detto salentino: " Criteva ca era ‘nu pìputu e m’hagghiu zilatu"(credevo fosse un peto e mi son sporcato di diarrea).» |
Inserita il 26/09/2017 |
A vvoti ni pinzamu ca putimu
fa’ cuddu ca vulimu pi campari
e facimu ti tuttu cu vivimu
in motu ca no’ n’hama lamintari.
Ca havà passà’ ‘na vita lu sapimu,
ma no’ ssapimu com’havà passari.
Percé hama ffari quantu no’ vulimu
e t’ogni cosa n’hama ‘ncaricari?
Facim’ni ‘na risata e po’ si penza.
Vivimu cueshta vita spinzierata,
cá pi lu reshtu shta la Pruvitenza.
Ognittanta nci voli ‘na risata.
Facimu com’a cuddu ca ccappò:
’nu pìputu si feci e si cacò.
Poi, quannu s’ni ‘ddunò,
capìu ca, ci hama ffari quarche cosa,
armenu no’ hava èssi’ virgugnosa.
Traduzione:
Facciamoci una risata!
A volte pensiamo di poter
far quello che vogliamo per campare
e facciamo di tutto per vivere
in modo da non poterci lamentare.
Che passarà una vita lo sappiamo,
ma non sappiamo come passarà.
Perché dobbiamo fare quanto non vogliamo
e d’ogni cosa dobbiamo preoccuparci?
Facciamoci una risata e poi si pensa.
Viviamo questa vita spensierata,
ché per il resto sta la Provvidenza.
Ogni tanto ci vuole una risata.
Facciamo come quello a cui capitò:
un peto fece e si cacò (addosso).
Poi, quando se ne accorse,
capì che, se dobbiamo far qualcosa,
almeno non dev’esser vergognosa. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«È un sonetto normale e caudato in vernacolo sanvitese (alto salentino) con relativa traduzione che si esprime con un certo senso di menefreghismo e volgarità, ma il suo fine è quello di suscitare la risata del lettore. Nella coda diviene assennato. Schema: ABAB/ABAB, CDC/DEE, eFF.» |
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