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Sai che te dico, se nun te dispiace;
‘gni vorta che parlamo me tiri pe’ la manica
a parla’ de donne... Me devi lascia’ in pace
perché pe’ me er pensiero è bello che risorto.
In gioventù era sempre domenica,
mo’ le campane sonano sempre a morto.
Se dice sempre: l’amore nun è fatto pe’ li vecchi
e tanto è vero che in tanti ce’ so’ rimasti secchi.
Se io so’ vivo ce sarà certo ‘na ragione,
è er prezzo c’ho pagato all’estinzione.
Io ho sempre penzato che ‘stò guaio
succeda sempre a chi, da buongustaio,
se trova a tavola er cibo che è un po’ scotto;
la voja de magna’ cessa de botto
e te viene naturale digiunà.
So’ scuse attaccate co’ lo sputo,
ma nun me leveno la voja de’ sperà
che davanti a un piatto ben condito
me torni la voja de magna’.
Ce penzi, se un giorno dar seporcro,
pe’ via de’ na’ pupazza biricchina
che dice a Lazzaro, ormai pianto pe’ morto,
te devi arzà, arzati e cammina.
se aripresenta un probbrema ormai risorto:
proprio ora che cio’ un dolor de schina. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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