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Va il cammino a bussare pian pianino
sotto il sole o il gelo crudo del mattino,
lascia ruvido l'incuria fugace l'attimo
a spremere le membra profondo nell'intimo
e quello specchio malefico inonda
rapace la ruga e ti lascia sull'altra sponda.
Speravi d'esser giulivo come la gioconda
l'immagine e la freschezza rimaner intatta,
ma il tarlo rode e sempre più affonda
e la carcassa caracolla e affranta sbotta
per la grave prece che sempre si ricorda:
la fantasia dimentica e nel far rimbrotta.
Or segugio lungo la traccia nel far che aggrada
del quotidiano essenza primaria e cruda,
sola certezza esser domo alla cavezza
nella bolgia cruenta che travolge e impazza,
quest'oggi e nel domani sulla stessa fronda
pronti nei risciacqui a seguir il pelo d'onda.
Nel pensiero dar spago come tiro di fionda
alla voce del sogno nel far del giorno
val bene lungo i filari sulla stessa proda,
ma l'occhio nel mirar si perda tutt'intorno
un flash fantasioso come cura si espanda
per non lasciarci solitari nello stesso ghigno.
Andar per prati, boschi e a contatto di fauna
spingere il passo pigro oltre immagini di fortuna,
là oltre la radura di quel domani che strizza l'occhio
nella magia del firmamento non sentirsi ancor vecchio,
per i titoli di coda ci sarà ancora tempo
se il brio del sentimento non avrà inciampo. | |
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