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Si, Vostro Onore, giuro, l’ho accoppati!
Bojacci, ‘ngannatori, concubbini!
Si, m’hanno fatto becco... inturcinati
vicino ar letto de li regazzini!
Che diche? E’ un atto degno de ‘na bestia...
avelli fatti a pezzi e sbruciacchiati...
Era ben poca cosa, co’ modestia,
vedelli solo morti ammazzati!
Così che, Vostro Onore, a quella scena
dei due majali ne l’accoppiamento...
pe’ poco nun me schioppa la carena
e ho messo presto fine a ‘sto tormento!
So’ ito quatto, quatto in cucina,
ho preso er coltellaccio der preciutto,
J’ho dato una leggera arotatina
e ho infirzato lei e er farabutto!!
E’ stato classificato, Vostro Onore,
dar comma venti bis postilla nove
come “INEQUIVOCABBILE D’ONORE,
DELITTO VOLONTARIO SENZA PROVE”.
Eh, già, Vostra Eccellenza, senza prove
pe’ via che che nun trovorno traccia arcuna
der “montatore Rex 69”
e manco un’unghia de mi’ moje Bruna!
Dovete ringrazzia’ che la coscenza
ha preso a rosicamme un tantinello...
avevo già smartito a sufficenza
le sarme tutt’avvorte ner fardello!
Visto che, Vostro Onore, innanzi tutto,
io so’ un cittadino liggio e onesto,
nun potenno butta’ quer farabbutto...
ner cassonetto e manco drent’an cesto...
ho riflettuto bene quale fosse
er posto a lui mejo deputato,
seguenno, poi, le linee ortodosse
j’ho appiccato foco e l’ho bruciato!!
Invece er trattamento riservato
All’infedele mia, dorce signora,
fu er cassonetto der differenziato
perché l’ambiente se rispetta e onora!
Pe’ primi li vestiti, in quello giallo,
pe’ fa gode’ quarch’artra poveraccia,
le estescion de la coda de cavallo
ne la campana de la cartastraccia!
L’unghie laccate ad arte e costruite
tra plastica e oggetti in pivvuccì
e pure un pezzo dell’appendicite
che un anno fa la stava a fa’ mori’!
Er corpo sezionato a spezzatino
nell’umido, un po’ pe’assonanza!
Er ponte co’ l’impianto der canino...
spediti alla Guardia de Finanza!
Le bocce, che er bon Dio silicone,
j’ha appiccicato come du’ meloni,
lanciate a pallonetto ner cassone
tra Ferarelle, Lete e aquiloni!!
Ner cassonetto blu, l’occhio de vetro,
i pirsing a lo sfascio giù ar Tufello,
e tutto l’intestino (quarche metro)
a li molossi de sor Raffaello!!
Tutto sommato, Vostro Onore mio,
penzo ch’ho fatto un ber lavoretto,
ho spifferato pe’ sarva’ mi’zio
che nun c’entrava gnente, poveretto!!
Tra “Chi l’ha visto”, D’Urzo e “Quarto grado”
cercaveno er montone e la mia sposa.
Fior, fior de testimoni e un avvocato
l’aveveno adocchiati su a Certosa.
Chi c’era annato in mezzo, poro zio,
che quela sera, tra er lusco er brusco,
stava a innaffia’ er giardino mio...
in compagnia de un litro de Lambrusco.
Così pe’ scaggiona’ zio Arduino,
doppo du’ mesi de ‘sta tiritera,
me faccio avanti, grazzie a un “Secondino”
ch’ho rimorchiato drento la galera.
Annavo a trova’ zio, pe’ conzolallo,
e je dicevo “Presto sorti fora”!
Veniva guasi sempre a accompagnallo,
‘na guardia carceraria mora, mora!
Lei nun è come Bruna, gnentaffatto,
è tutta naturale e morbidosa,
nun cià manco un capello artefatto
è come Iddio l’ha fatta, sora Rosa!!
Così che ho penzato, Vostro Onore,
che er modo pe’ restaje più vicino,
era de confessa’ (a malincore)
che ero proprio io er truce assassino!!
Pe’ questo sto sur banco d’imputati,
nun chiedo er difenzore, nun me serve!
Attenuanti e infermità l’ho rifiutati,
vojo sortanto er prete che m’assorve.
Der resto ciò Rosina, er secondino,
che tutti i giorni me prepara i pasti
e nun è mica come quer “mastino”
che pe’ vent’anni me l’ha dati guasti!
Lo dico forte, chiaro e risoluto
mò ho trovato ‘sta sistemazzione
nun so’ più mazziato né cornuto
e ar “gabbio” se sta mejo che in penzione! | |
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