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(A Roma ce sta ‘n tipico locale:
er Ristorante de “LA PAROLACCIA”,
ce vanno i forestieri, è naturale,
perché c’è la “parlata romanaccia”).
...... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
...So’ annàto giù, a Trastevere, a fa’ cena,
ar Ristorante de “La Parolaccia”
e quella sera me sentivo ‘n vena
de rimedia’ ‘n’insurto su la faccia
e sì perché là drento er cameriere
te guarda ‘n fonno a l’occhi e, poi, te dice:
“Che magni co’ la bocca o cor sedere?
Tu moje è ‘na vorgare meretrice,
‘na zòccola, ‘na vera prostituta,
se vede dall’aspetto che va a ‘batte’
e tu ci hai ‘n’aria stàtica, sbattuta,
co’ certe guance bianche come er latte!”.
“La Parolaccia” è ‘n posto rinomato
perché c’è ‘n turpiloquio romanesco
e ‘n clima d’offese. E’ prenotato
da tanta gente in cerca der grottesco!
Mi moje sorideva e acconsentiva,
sapeva che all’interno der locale
s’usava ‘na parlata ‘n po’ offensiva
pe’ mantené l’usanza rituale.
...Pe’ cena: la bruschetta, l’affettato,
la matriciana, penne all’arabiata,
sarcicce, carne, abbacchio prelibato,
le patatine fritte, l’insalata,
er dorce cor caffè pe’ chiude er conto,
co’ quarche ortraggio, offesa e scortesia
de tipo sessuale, pe’ l’affronto ...,
...ma tutto va accettato co’ ironia!
La musica sonàta alla pianola,
cambiànno le parole alle canzoni,
pe’ sfotte quarche ... “pezzo de fijola”
...che nun accetta le provocazioni.
I “vaffa...” sono all’ordine del giorno,
ce so’ le frasi sconce, colorite,
apprezzamenti spinti, pe’ contorno,
co’ tante parolacce trasgredite.
E, poi, quann’è finita la serata
er cameriere t’obbliga a compra’
‘na t- shirt, co’ sopra prestampata,
“La parolaccia” e tu ... devi paga’ ...
...se te rifiuti ... lui te lo rinfaccia ...
e, poi, te tira ... er tovajolo ‘n faccia!
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
«Tengo a precisare che la suddetta poesia è stata scritta in vernacolo, ma in romanesco ... di periferia! Avendo l'autore abitato a Roma per 50 anni, ma in una zona periferica lontanissima da Trastevere e Testaccio dove il dialetto è prettamente originale.» |
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