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Eran com’ombre vicin alla selva,
e in su’i lor visi la Luna brillava,
e l’alta Notte splendente infuriava
col fresco vento in sul bacio che udì,
e questa Luna faceva d’argento
i loro labbri che un po’ mordicchiavansi,
e questi giovini lieti abbracciavansi,
e questa Notte su loro s’aprì,
e la fanciulla posava le mani
in sulle spalle del giovin gagliardo,
ed ei - d’un bacio tra ‘l docile azzardo -
il suo bel collo stringeva e sfiorò;
e ‘l ciel notturno pingeva di cenere
i caldi spiri del lor labbro ardente
e delle nari, e cantava e ridente
poiché l’Amore - ma indarno - trionfò,
e poscia ‘l bacio - scintilla di stella -
questi due amati incrociarono i nasi,
e la donzella in su’i baffi un po’ rasi
del suo promesso carezze rendè,
e l’ampia fronte del prode alla fronte
della sua amata posavasi quieta,
ed ella stava estatica e sì lieta,
e quest’istante l’Eterno fendé,
e ancor un bacio schioccava, ed un altro,
e mille dolci e splendenti parole,
e i stral lunari danzavan carole
sopra l’ardore che i giovin ferì,
e come Notte, e sìccome dell’ombre,
dal Nulla avvolti, spremevano ‘l core,
e un sol sospiro d’abbracci e d’Amore:
«T’amo!» diceva, ancor: «T’amo!» asserì...
E or che finiva l’ebbrezza de’i baci,
la pia fanciulla la destra prendeva
del lieto amato, ed allor la stringeva,
ed or scostatasi invitò a fuggir,
e così ai boschi n’andavano e tosto
ben si tenevano stretti e a braccetto,
e tra le piante, nel cor del diletto,
lenti e leggiadri ed ingenui svanîr. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Poesia tratta dal Canto XII del mio Poema» |
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