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«Leggendo il volume 8 dell’"Enciclopedia Einaudi", alla voce "Luogo comune", di Roland Barthes e Jean- Louis Bouttes, mi sono imbattuto in queste righe, che sembrano adattarsi piuttosto bene a questa mia poesia, soprattutto per quanto riguarda l’ultima quartina: "Una vertigine prende il linguaggio; certi individui passano il loro tempo ad assumere conformandosi e a a rigettare, sottoponendo così il discorso a un autentico processo digestivo; aver fame, mangiare (del nuovo), digerire, espellere (ciò che è diventato vecchio): lo stereotipo richiama il controstereotipo, che a sua volta diventa, molto rapidamente, uno stereotipo. Nella letteratura e nell’arte è arrivato un momento in cui il ‘verosimile’ è stato sentito come un linguaggio usato, che si è combattuto - o superato - con una tecnica dell’aleatorio; ma attualmente occorre che questo aleatorio non sia troppo vistoso, altrimenti l’artista ritorna allo stereotipo dell’aleatorio, all’aleatorio come stereotipo. "» |
Inserita il 22/11/2018 |
Quelle piante cadute un dì in disuso,
rimpiazzate da altri vegetali,
sembrano ritornare adesso in uso,
ed a prezzi senz’altro ben più cari.
Chi possiede la "Singer", l’"Olivetti",
può ritenersi certo fortunato:
fanno punti e caratteri perfetti,
se appena sono ancora in buono stato.
E, nonostante tutti i suoi difetti,
la politica d’una cinquantina
di anni fa aveva dei concetti
e uno stile che meritano stima.
Anche le arti, assai probabilmente,
si trovano su strada del ritorno
a quelle forme che velocemente
vollero alcuni togliere di torno. |
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