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Insegna pazienza
il mare,
e sopportazione.
E l’onda dà speranza
col suo incessante andare.
Arcaici silenzi
che il sibilo del vento
appena appena incrina
spingono i pensieri
ben oltre il filo all’orizzonte
un palmo sopra l’acqua
lontani dalle reti
nascoste ad impigliare.
Si sfumano pian piano
i tetti delle case
gli alti grattacieli
le strade brulicanti
il gran vocio confuso
e i tanti idiomi strani
che recitano d’ognuno
l’affanno quotidiano
di oggi e per domani.
E finalmente
riesco a ricordare
ancora Anna,
le lunghe gambe snelle
ed il suo vestito a fiori.
I tempi eran diversi
la gente più serena
o forse s’era noi
di molto più quieti,
leggeri come piume...
Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Anche quando in tempesta, il mare insegna che ogni cosa ha il suo tempo ed è inutile rincorrere le onde, tanto vanno e vengono. Versi che mi ricordano tanti anni vissuti vicino al mare.»
«Le onde... con la loro cresta bianca... si rincorrono in una gara infinita per arrivare prime a riposarsi sulla riva... Non si accorgono di chi le osserva... non guardano chi... solo... in compagnia della propria solitudine...è immerso in se stesso... Loro avanzano lo stesso... devono farlo... il loro gioco deve continuare e nulla può fermarle... Scavalcano ciò che incontrano... e la loro forza rinvigorisce il pensiero di chi le guarda... insegnando pazienza e sopportazione... Il pensiero di speranza è più forte delle onde... perché il gioco deve continuare…tra gli affanni quotidiani... Osservo quasi ogni giorno il mare... la sua musica riesco a sentirla vibrante... Molto apprezzata...»