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Cammino per strada sassosa
Appeso ad un raggio di sole
Me vento lieve sospinge
Verso il porto vecchio
Fino a trovare gli ormeggi
Senza tempo, dove ancor oggi
Si sente – o è sogno di nuovo –
Fischiare la frusta che il padrone
Senza avarizia donava
Spesso alla ciurma rissosa.
E questi rumori assordanti?
non sono gli sloop od i ketch
dalle candide vele leggere,
questo invece è il tuono
dei trevi spiegati sulla nave
appena del porto in franchìa.
E la vita infernale patita
Su quella nave da guerra
Trovava però il suo compenso
Come quando alla fine
D’una corsa infinita
O di un agguato snervante
Il Comandante ordinava
Di issare a riva le insegne.!
E dopo la lunga battaglia
Tra carronate e cannoni
Occhiuti noi contavamo
Quanto di preda spettasse
A ciascuno.
E poi vivemmo quell’era
dei clipper gloriosi, delle epiche corse
sugli oceani infuriati,
quando le vele immense
rombavano al soffio potente
degli alisei, allorché segnare
un’ora di vantaggio ci dava
insperate ricchezze.
Poi fummo pescatori
E si usciva di notte sognando
al lume delle stelle una pesca migliore
e accendevamo le grosse lampare
dalla luce accecante che uomini e pesci stordiva.
E la fatica
tremenda del remo se il denaro
non consentiva di avere il motore,
Ora, porto dei miei ricordi,
La vecchiezza ha invaso
Anche quelli, e sull’acque
sudicie galleggiano rifiuti:
pigramente ormeggiate
vi si dondolano lente due maone
condannate a morire di marciume.
Non avete neppure il valore
Di due candelotti esplosivi-
Esco dal Porto vecchio inciampando
sui sassi; bassi i gabbiani volano
perennemente affamati. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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