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I cieli di Giacomo
si aprono sugli occhi del ricordo
e sono azzurri
come i suoi mari
come le sue montagne
contornate di nero.
I cieli di Giacomo
sono fermi nello sguardo
immobili nel tempo...
lì, dove il tempo è fermo
negli specchi senza luce
che sorridono a te.
Volava Giacomo
nell’aria adolescente
fra righe di spartito
dell’armonia di esistere.
E prima del buio
e prima del silenzio
guardò in alto i suoi cieli
ed ascoltò i suoi canti...
Poi solo un attimo
e un lampo nella mente
un istante soltanto
per fissarli nel cuore.
I cieli di Giacomo
nascono in quel momento
dal buio
e dal silenzio
dall’oltre in cui piombò
e dal quale rinacque
riprendendo il suo volo
in un inno alla vita. | |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
«In seguito ad un incidente stradale Giacomo, ancora ragazzino, perse la vista e l’udito eppure ora dipinge e scolpisce. Per parlargli devi scrivergli con le dita sul palmo della mano nel linguaggio dei sordo- muti- ciechi, per ascoltarlo basta leggere i suoi quadri, perché ti resti nel cuore basta la sua risata.
Queste parole non sono dedicate alla sua forza, alla sua arte, alla sua anima generosa ma alla nostra incapacità di "vedere" ciò che abbiamo.» |
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