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Nella foresta, un giorno nà zanzara,
ar Re leone jè chiese n’udienza
e quello, pè nò fa troppa cagnara,
se mise ad’ascoltarla con pazienza.
Ho visto, quanno m’avvicino,
che ogni animale mè scaccia malamente
io nun so grande anzi so piccino
chiedo: c’adà finì stò fare prepotente.
Tu che sei er Re de tutti quanti,
dovresti dàrme la tua protezione,
così jè zòmpo addosso e nun c’è santi
forte della tua benedizione.
Nun se po’ fa, jè disse er Re leone;
er sangue a noi due nun cè affratella,
trovate n’antro pè fà comunella,
nun te pòzo sanà stà situazione.
Ner mentre passa n’homo e er Re prudente
scappa strisciando peggio d’un serpente.
Quello è più forte: jè zòmpo sur più bello
jè succhio er sangue, così mi ci affratello;
se dice la zanzara e detto e fatto
jè zòmpa addosso pè dà voce ar misfatto.
E mentre bevvè er sangue a garganella
penza: più bevo e più ci si affratella.
Ma l’homo, che era un miscredente,
nun se vò imparentà cò stà fetente;
senza daje né tempo né ragione,
lesto la spiaccia, mediante un ber ceffone. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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