Hanno recintato il mare
in una gebbia lo hanno costretto,
la luna non riesce a specchiarsi
e le stelle non lasciano cadere più polvere d’argento.
Il mare che avevo dentro
è solo tempesta ed onde infrante sugli scogli.
La calma piatta è solo un ricordo
memoria di una navigazione condotta con amore.
Hanno recintato il mare
con filo spinato lo hanno limitato
ed i gabbiani non sanno dove volare
si rifugiano in terra fra i ruderi di palazzi.
Le nuvole hanno pioggia da offrire
ed il sole raggi da ardere.
Hanno imprigionato il mare, il mare hanno segregato
e la fantasia rimane mortificata dall’oppressione
nulla è speranza se non un seme abbandonato
fra tanta violenza e sopraffazione.
Il seme sia speranza di risurrezione
perché non l’abbia vinta la soppressione
l’uomo sia guarito dall’aberrazione
ed il potere sia dolcezza da offrire a ch ci sta vicino.
Hanno liberato il mare, il mare è stato liberato
perché si è creduto alla libertà
alla dignità che ci fa uomini e donne
e alla scintilla che ci anima quotidianamente
che è presenza del divino in noi.
Solo se lasciamo parlare la sua voce
e l’ascoltiamo riflettendo sul suo suono
potremo liberarci dalle catene giornaliere
e gridare a squarciagola:
“Hanno glorificato il mare, il mare hanno santificato”
e ricordare che la terra è isola di pace e fratellanza
patria di solidarietà e trionfo dell’umanità.