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Ruggero di Azar Rudif(14 poesie)
Il Pirata di Dio |
AD. MCCLXX ca |
Come invernali greggi
verso nuova primavera,
tra la rua magistra
e quella dei fonditori
che pur di Brindisium
il nome fusero al contado,
calano a frotte
dai bronzei fumi fin giù al porto
all'avvistar dei primi alberi
rincorrendosi a piedi scalzi
tra mercanti e avventori,
umili operai e cavalieri
signore con lor dame e
cavalieri col seguito
del rango loro.
Ed ecco il porto
dalle scalinate e dalla colonna
che di romana memoria
è ancor là a indicar
fermo e sicuro rifugio.
Tra tutte era la preferita,
di maestosa bellezza,
d'elegante navigare di lontano
s'avvistava in aperto mare,
bianca vela dalla rossa croce.
Approdo era di barra a diritta
ed era gara a tirar di funi
e scaricar di merci.
Mentre di lor beltà e grazia
v'eran fanciulle
in accoglienza d'uomini,
d'armati e cavalieri
a condurli in bettole e trattorie
fin nelle loro dimore.
Di quel gregge festoso e caciaro
era il giovin Ruggero
a scaricar merci
scusa per calcar i legni,
carezzar funi e sbirciar stive
della crociata nave
nello sguardo fugace e vigile
d'attento marinaio e capitano.
Calava la notte dal cielo tondo
e con lei il silenzio del mondo.
Unico suono a regnare
il cullar della nave
sottomessa alla luna del destino.
Brillava e regnava quella notte
a illuminar la curiosità dei piccoli,
le loro fantasie di real potere
che un giorno diverranno realtà
e motore dell'umanità.
Presto sarebbe ripartita
fin dietro l'orizzonte
lasciando sul porto
con occhi pieni di mare
e lacrime di par sale
un mozzo ancor bambino
che attento marinaio e capitano
aveva misurato e già pesato
pel suo prossimo ritorno. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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