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| Il ghiaccio galleggia
sulla schiuma del tempo.
La tempesta
ha infine travolto il mondo,
la terra s'è capovolta
in ogni sua zolla:
non più fili d'erba
niente più fiori a scaldare il sole,
i frutti senza più ventre
sono aborti informi.
Disperso il rigo e il senso d'ogni vita
ormai non concepita,
inoculata con siringhe infette
strappata
lacerata
trascinata nel fango che già tracima.
Anime senza afflato
vagano senza un dio
che indichi una via.
Foreste abbattute
piangono sangue
su città amorfe di fantasmi
dove vetri sporchi ruzzolano
nelle melme di miasmi venefici.
La morte si tasta
e si accarezza,
si cerca
e si ama,
unica compagna
amica di cuori dilaniati e dispersi
che battono al tintinnare di monete.
Una alla volta
le stelle si spengono,
il cielo apre le braccia nere
e la mia voce rimbalza
nell'eco della sera senza crepuscolo,
nella notte piombata
come meteorite,
come un colpo di vernice
che cancella ogni vissuto.
Dietro i cancelli delle mie tempeste
chiudo gli occhi
spengo la mente.
Resta solo il bip
alla ricerca di vita
nel cosmo nero
disumano. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Un mondo che ha dimenticato Dio, abbattuto il cuore, che batte ormai solo al suono del denaro. Un mondo dove l'unica cultura pare essere quella della morte: la morte della natura, dell'anima vissuta solo come inciampo nel raggiungimento del proprio piacere. Un mondo dove ormai è scesa la notte più nera...» |
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