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Schiacciato da sacrifici
bruciati dai pentimenti
per innocenze svagate.
Penitente d’una verità invecchiata.
Corona del pentimento
mai piegata alla volontà
di chi dispensa perdono.
Battona di un gioco d’amore
dove i sensi tesi al par dei venti
corde tese appaiono.
Vene gonfie di desiderio
inzuppato dell’umore
che sgorga dalla fonte della vita.
E, distese schiume
sciabordano sulle labbra.
Anime libere.
Impenitenti.
Sempre.
A prescindere dalle circostanze. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Impressioni del confessionale viste da una angolazione particolare inserita nel contesto dei giorni dell’adolescenza dove le sublimi scoperte avvenivano sotto porticati o cantine stipate da cianfrusaglie. Il tutto in un gioco innoccente teso alla naturale scoperta delle sensazioni che il nostro corpo ci offriva. Nel confessionale questo era visto come un peccato di lussuria, una fornicazione. Il tempo poi ha impresso i suoi ritmi e abbandonato l’inginocchiatoio il rapporto diretto con la fonte divina in posizione eretta si può trovare immersi nella natura gustandone i meravigliosi amplessi.» |
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