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| «Mi piace riportare il pensiero sulle costrizioni che Raymond Queneau formulò in "Le Voyage en Grèce", a pag. 39 (fonte: "Wikipedia" francese, dalla quale traduco in italiano): "Un'altra idea falsa ugualmente attuale oggi è l'equivalenza che si stabilisce fra ispirazione, esplorazione del subcosciente e liberazione, fra caso, automatismo e libertà. Ora, questa ispirazione, che consiste nell'obbedire ciecamente ad ogni impulso, è in realtà una schiavitù. Il classico, che scrive la sua tragedia osservando un certo numero di regole che conosce, è più libero del poeta che scrive ciò che gli passa per la testa, e che è schiavo di altre regole che ignora. "» |
| Inserita il 05/04/2013 |
Le costrizioni a volte sono quelle
molle che più scattare l’intelletto
fanno, rendendo poi quasi perfetto
il risultato che da esso nasce.
Libertà può portare ad anarchia,
o a poca voglia di sfruttar l’ingegno
per trovare qualcosa d’assai degno
dell’umano cervello benportante.
Le esigenze poetiche un esempio
sono di come spesso la forzata
ricerca può produrre un’ammirata
produzione di frasi non usuali. | 
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| «Limitandomi al campo letterario, vorrei ricordare le costrizioni che si imposero i componenti del gruppo "Oulipo" (Queneau, Perec, Calvino, ecc.), come quella di scrivere un intero romanzo evitando una certa lettera alfabetica. In poesia, poi, è chiaro che le costrizioni più comuni sono quelle della metrica e delle rime (nelle poche poesie in lingua straniera da me pubblicate, inoltre, a causa della mia ignoranza dei "segreti" del computer, ho dovuto evitare l’impiego di parole con accenti circonflessi, tildi, ecc., nelle produzioni in francese, spagnolo e portoghese) .» |
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