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Nell’anno domini di sto’ risvegliar dì,
estirperei la grazia vostra dal tribolar dei campi
o egual’altrui dal non far alcunch’è altrove,
per accostar le vostre stanche membra
al di Mensano borgo a villeggiar.
Nel dì di gioia in cui la ma’ del mondo,
s’appresta a udir nostro volgare verbo
prostiamci innanzi a lei pe’i ripulir lo zozzo
che ognun di noi drento la carne ha.
Nonché lei ne abbisogni,
m’ha noi ommini mortali
che per salvar l’anima nostra andiamo
a raccontar stoltezze a chi le di già sa.
Questo lavor, s’intente,
che più ne siamo a porlo e meno ne espiamo,
perché mai visto un fiasco drento a un tino,
ma anco mezzo voto su’i tavolo a sostar.
Per ciò sto’ a chiamar voi che cheti di rosari
ite a riempir le sacche di quelle imprecazioni
che da votà son oggi,
ripudian sì che i’ loro traboccar ghermisca
quell’agnoli pazienti col core ad aspettar.
Per la tal festa genial di mente abbiamo
l’immagine dell’omo a presentar
qual’è che madre mia potrà assonar
se non dell’asino la voce sua a ragliar?
Attoniti e perplessi ospiti miei iterete
con occhio flemmo la corsa a vigilar
arriderete forte quell’animali stanchi
padron della superba sola soma
che con cinismo fiero a figurar saran
quell’ommini sul bordo la gara a bertuellar.
O donna prima, immacolata e santa,
sto modo di espiar non ci è maldestro
ridicoliamo l’ommini che c’han le sacche piene
delle volgarità dell’anno passo,
ora che siamo drento più puliti
rendiamo grazia a te fino a domani. | 
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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| «Questa poesia è stata scritta per una festa Paesana Casole d'elsa in cui nel giorno della festa della Madonna viene fatta una corsa di Asini.» |
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