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«Stamattina, leggendo come al solito il "Televideo RAI ", ho trovato questa notizia: "E’ morto Monsignor Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra. Il decesso all’alba, a 94 anni, a Stresa, in Piemonte, presso la Casa dei Rosminiani dove si trovava dalla scorsa estate. Si fece voce dei terremotati del Belice, in Sicilia, che vivevano al freddo nelle baracche. Fu pastore in terra di camorra, in anni in cui i morti si contavano a centinaia: prete- terremoto e vescovo anticamorra" . E con lui è andata via anche quella stretta di mano che avevo descritto nella poesia... Si conoscono mille persone nella vita, e si stringono mille mani, magari alcune quasi ogni giorno, ma quelle strette di mano lasciano poco o nulla, e poi capita di fare una volta sola quel gesto con qualcuno la cui mano (ma soprattutto la persona che c’è dietro la mano) resterà impressa, nel ricordo, per tutta la vita!» |
Inserita il 10/12/2017 |
Spesso nel Sud la fede è un’apparenza,
contempla accorti gesti di rispetto
quando di un ecclesiastico al cospetto
ci si ritrova, alla sua presenza.
Il baciamano andava stancamente
avanti in una sala della scuola,
dove, dopo il precetto, un’ora sola
s’intrattenne quel Vescovo, paziente.
Non c’era nel suo sguardo la letizia
nel vedere ripetersi la scena
di cui già la sua vita era ripiena:
s’avvertiva una specie di mestizia.
Quando arrivò il mio turno, un po’ esitante
m’avvicinai a Riboldi, al quale tesi
la mia modesta mano: ben compresi
la contentezza sua, vera e raggiante.
Rappresentavi, Vescovo, il Signore,
che volle farsi uomo in mezzo agli altri,
che male sopportò quei falsi e scaltri
personaggi alla caccia di un favore! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Il milanese Antonio Riboldi, già attivissimo sacerdote in Sicilia, nella zona del Belice, al tempo del terremoto, diventò poco dopo vescovo ed ottenne la sede di Acerra (Napoli), nella cui piccola diocesi si spostava spesso da solo, guidando la sua utilitaria, per cercare di risolvere i problemi dei poveri e combattere la camorra. L’episodio raccontato, con il baciamano generalizzato dei miei colleghi e delle mie colleghe, ebbe luogo in una scuola media di un paese limitrofo, in provincia di Caserta, dove insegnai, per un breve periodo, nei primi anni Ottanta.
P . S . Grazie, Lorenzo!» |
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