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Questa è una poesia erotica: se può turbare la tua sensibilita o se non hai più di 18 anni dovresti evitare di leggerla.
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Fugge, scompare in una metafora di luci e colori funerei.
La sua fine, il bianco, diventa il suo inizio,
mentre il suo inizio, il viola, diventa la sua fine.
Il cibo, esso stesso inizio e fine, eros e morte,
nascita ed escremento.
Materialità ossessiva del mangiare,
nella sua ambiguità la vita esaurisce se stessa e il suo contrario.
Eccesso dell'ossessione del cibo.
Le nostre viscere leggono la condizione umana, troppo umana.
Zittisci con volgarità orizzontale,
soffochi con la logica cieca del dominio,
la voce bianca di uno sguattero.
Uccidi, trionfando, riempiendomi di parole e pagine.
Il cadavere spiritualizzato, e mangiato.
Ucciso dalla forza della ragione giacobina,
come un colpo di pistola dell'ordine dei Lumi.
Ritorno all'Utopia, allo Spirito,
Epoca colma di corporalità volgare, e
pragmatismo vincente.
Libri portati a tavola e mangiati.
L'ambiguità del cibo viene arginata, canalizzata:
l'eros si libera della morte.
Ossessionato, angosciato e affascinato da questa pesantezza,
incontro e respingo un barocco sovrabbondante e
un desiderio di austerità calvinista.
Ammirazione delle sfrenatezze del corpo e
un sogno di ordine spirituale. | |
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Domi |
27/02/2007 09:36 | 4799 |
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