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 Sto mangiando pane
e giornate quotidiane,
son passata ad oggi
con poco in particolare
e quel sol che batteva freddo
sui tetti
sul mare,
la cittadina respira.
Con tanta tenerezza
le onde s'arrancavan alla sabbia
ed ai miei ricordi che non scivolan via;
vissuti con ombre di gente
quel di passaggio.
Il mal di mar
che di gioia le giornate mi riempiva.
I libri svogliava il vento
al passar di svegli aerei
ad ogni ora sulla mia testa bruciata.
Di polline era la neve
che cadeva sulla spiaggia d'estate
e l'odor di verde e di giallo
la mente mi bucava.
Le voce della gente
d'ogni color,
d'ogni mare
faceva ballar le mie finestre.
Le sigarette spente poi
sui muri del mio balcone
lasciavan il profumo
di cenere e salsedine.
Quanto ho adorato quella stanza variopinta,
incensi d'ambra e candele nere
ci ho consumato.
L'amor l'ho mangiato tra polenta ed insalata,
d'assenzio mi drogavo
e nel martini ci nuotavo
oltre che nel mar da cui mi dissetavo.
La terrazza ci assopiva
giocavam tra candele e zanzare
come pirati e marinai ci sentivam,
vino e carte aumentavan le nostre grida.
Il campanello suonava
e dal portone sgusciava
un po' fervido, mai timido
il tamponar del futuro solido
quel che al passar d'ogni aereo
sorpassava ogni guaio. | 
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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