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«Questa vanità con le sue tetre radici mai perdona. Solo il tempo conserva in sè l'antidoto al suo male ignoto!» |
Inserita il 02/06/2013 |
| Mi opprime il sospetto
d'esserti simile
nel far bere lacrime
a prigionieri dei nostri letti.
Con la polvere,
crudelmente folgoriamo
quel cuore a noi tanto fedele,
piegando a noi,
ignare volontà
striscianti come lombrichi.
Freddo e senz'anima
il nostro vuoto abbraccio
per quegli infelici
che ancora credono nella Fede.
Nudità d'avventura la nostra,
in una fresca tana di piacere
mendicando carne.
Che fiaccola impazzita
questa Vanità che non perdona!
Radiosi gli occhi
infusi in una dolcezza regale
che non rende nota
la miseria dei nostri vizi voraci.
Spogliandoci con disonesti tocchi
che uccidono,
splendiamo maestosi
coi nostri corpi libertini,
ungendo la nostra voluttà selvaggia
con il fango dei nostri finti sacramenti.
E' solo un urlo diabolico
quel gemito sensuale,
che accompagna i nostri amari amplessi
con crudeltà ostinate
in cui mai troveremo pace.
Che sia maledetta
questa vasta prigione
con le sue tetre radici!
Da quel caro flacone,
in cui si riversa la Menzogna,
berremo l'immortalità
del nostro Odio
che morde come un Vampiro
in quell'immenso cimitero
di morti innamorati! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Siamo affetti dallo stesso male: la VANITA'! A F. R.» |
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