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| Con la testa inclinata verso il tramonto
con alle spalle
un cielo che piange,
vestita d'un velo rosso e soave
ti vedo quieta
come riposar nei pensieri
Il camminare sinuoso e sicuro
che ricorda l'eleganti maree
dentro immagini
che non posso scordare,
ti dipingi d'un lieve rossore
le guance e le labbra
Sei vita
che di sapori dolci
più nulla non ha
e quando dal cuore
i dolori mi spremi,
mi sento un folle
in quel silenzioso rinchiudermi
Ricordi quelle parole
che come lame di falci affilate
recisero i rami della nostra amicizia
e dell'amore sbocciato
e che poi, crudelmente,
d'improvviso hai cancellato
E mentre io sbando nella pioggia
e nel mio riso affranto mi cullo
tu sfiori e fai cadere
ogni petalo triste
degli appassiti fiori raccolti
Se ne perde oggi ancora
ogni profumo delizioso e leggero
che più niente ricorda l'amore
e il mio spensierato vagheggio
Musa eri, si,
e perfetta amante
nell'incertezze tue
che capolino facevano
ad ogni mia parola,
ora scrivi e racconti
senza più un senso
di què giorni
e delle follie sfuggite di mano
L'ho perduto, ahimè,
quell'amore,
nei miei sentieri
che all'inferno somiglian
nei fuochi che le risate
spietati han bruciato
e nelle notti
che la solitudine in petto han cresciuto |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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