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Oh sogno inquieto... oh Notte d’affanno...
insana quiete d’agitato spirto...
oh core mio che sull’arido ed irto
pensier taciuto d’incognito Amor
danzi gemendo e pallido come
spettro di vento in bieco furor,
che mi possiate voi tutti cullare
la mente attonita dall’alte cure
e dar in mano le formide e pure
corde d’un’arpa; e l’agile in cor
voce bramata di candida Musa
poggiarmi al petto trafitto in dolor!
Allor vedrò che la lacera destra
in pianto osceno porrà l’albe dita
sull’aspre corde; e tutta la Vita
mia vedrò in sogno che in sonno si bea.
Azalea mesta, un’appassita rosa
rossa, giardini di roridi gelsi
già l’arpa amata mi pinge e gl’eccelsi
morbidi labbri di docile Dea;
e ‘l labbro mio, palpitante e impazzito,
bacia le forme del ciel che traspare
e dell’aurette e del cupo mare...
e sogna... e sogna... lampeggia nel ciel.
Bel sogno molle!... E l’arpa richiama
dagl’ermi ostili la furia del vento,
l’aduna come un brivido, un tormento...
come la febbre d’un nuvolo ‘l vel.
Come le dita ben sfioran le corde
di questa cetra l’etereo baleno,
lì v’è ‘l mio core che s’eccita in seno
d’un’alba possa, solletico e Amor.
Mi manca un raggio di Vita, di donna...
com’arpa dolce sfiorare un sorriso,
rapirla in gaudi... baciarla in suo viso...
Io sogno inquieto... Mi desto... Oh dolor! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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