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 | Mi fio, un tesoro de regazzino,
sedic’anni e ‘r videoggioco ne la mano,
mentre ar callo der camino,
guardo foto de famija sur divano.
Una foto de mi nonno,
soride, imbarcato su ‘n incrociatore,
un regazzino contro er monno,
co’ ‘n braccio er caricatore,
a sedic’anni giocava a fa la guera,
e a dieciannove sposò nonna Maria,
c’ebbero tre fiji quanno tornò a tera,
mi padre, er primo, fu ‘na botta e via.
A sedic’anni, in carzoncini,
‘na foto de mi padre cor colore,
pe’ giocà c’aveva erba e sassolini,
a ventiquattr’anni fu contestatore,
ner sessantotto tirava i sampietrini.
A venticinqu’anni se sposò co’ mamma,
er pirmo io, de du’ regazzini,
era er settantuno, e l’amore era ‘na fiamma .
Poi ce so’ le foto mie de regazzino,
a diec’anni sto’ sur campo de pallone,
a sedic’anni sono er mandolino,
a ventiquattro ar teatro fo er pavone.
Che bella la foto co’ mi moje,
a trentacinqu’anni me ce so sposato,
gioventù goduta levannose le voje,
è tardi è vero, e solo un fijo è nato.
Guardo mi fijo e me viene da penzà,
forse c’ho valori troppo antichi,
ma la vita sua come sarà?
Mica farà le nozze co’ lo fichi?
Eppure mi nonno senza gnente,
costruì ‘na vita intera,
e lui che tutto po’, deficiente,
perde tempo co’ quer gioco su la guera.
Je dico “basta co’ sto gioco incivile!”
sotto l’occhi la foto de mi nonno,
sedic’anni in braccio c’ha er fucile,
seduto vicino ar boccaporto,
e lui accojonato: “Ah Papà!” Me dice,
M’hai distratto e sono morto”. | 
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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