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Del giorno che del mio lavoro fu la dimora
cinque di dirigenti in questa Scuola sono finora;
di ognuno, qui, dappresso do corta descrizione:
Comincio a dir di loro in ordine d’inversione
onde mia mente al mentre che s’avanza
torna a ritroso e di tutti ricorda loro usanza
D’Angelo ha nome chi d’essa ora dirige tutto cosa.
Dal volto a volte truce dall’espressione irosa,
scostante si dimostra si chiude dentro al guscio,
rabbiosa dà l’avanti a chi s’accosta all’uscio
Questo il di fuori di colei che dico;
dentro è tutt’altro, morbida è come fico...
Col malcelato trucco che mostrasi all’altrui ella
se stessa inganna giacché quel volto truce,
ch’è simile alla rosa, accentua ancor la luce
dell’anima che alberga e che il truce svella.
Peccato! Il suo mandato è quasi terminato;
chissà chi arriverà da prossimo inviato.
Trovi Lei, che da noi si squaglia,
gente che noi in tutto uguaglia.
Del precedente, ora, non fo parola
Perché la mente mia altrove vola.
Del loco, pure un altro, fu dirigente esperto;
strenuo lavoratore, se stesso ha sempre offerto.
Fu buon docente, uomo di gran valore,
culto ebbe dell’onore, della bontà e amore.
Di dignità fu intriso, a niuno mai fu inviso.
Le regole latine, accompagnate a schiaffi, dava col sorriso.
Dagli altri suoi colleghi un neo lo distingueva:
Dalla rampa che si saliva, da essa si scendeva.
Non meno degno del suo successore
Fu, pria, la volta di latino e greco noto Professore;
nobile uomo, non per feudi di sovrani
privilegi. né per illustre casato d’avi lontani
ma per bontà d’animo che senza alcun fine
fu dell’altrui bisogno sempre incline.
Dei più, da tempo, ha ormai raggiunto il loco
intorno a sé vuoto lasciando, assai e non poco.
Dell’ultimo di conta alla rovescia,
che primo fu in ordine di marcia,
dire non posso di quando fu a cavallo
giacché il cervello mio non dà l’avallo.
Anch’egli riposa all’ombra dei cipressi,
spero ottenuto abbia i desideri espressi. | |
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