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«Il bandoneon ha un aspetto quasi magico, che fu raccontato in modo originale dal cantautore Vinicio Capossela in un’intervista rilasciata a Michela Fregona per il libro "Tangomalìa", ed. "Postcart", Roma, 2005 . Dice, fra l’altro, Capossela: " [ ll mio primo disco di tango fu di ] Astor Piazzolla. Fui preso da quelle lame, da quei lamenti, da quelle implorazioni di violino, da questa musica che mi prendeva a spire, come una mantide. Da allora mi si attaccò il male del bandoneon, questo strumento acuminato (è una lama il tuo respiro d’asma, bandoneon, e se l’ombra, come si dice, è l’anima, allora sarai tu, bandoneon, la lama che me la staccherà dalle scarpe) . Avrei desiderato imparare a suonarlo, addirittura; e quando anni dopo, nel 1989, mi capitò di vedere dal vivo Piazzolla e poi di incontrarlo per strada, stretto tra i suoi compagni di banda, di inseguirlo mentre camminava spedito e di chiedergli così, al brucio, ‘Maestro, come posso imparare a suonarlo, il bandoneon? ‘, e di sentirmi rispondere, masticando riso, ‘Bisogna essere pazzi, ragazzo! ‘, poi sparì, come tutti i cattivi maestri, che ti infebbrano e ti lasciano orfani, ma ti aprono una porta, che poi ne apre un’altra e un’altra ancora, in questa dolorosa catena di bellezza che non ha fine che con la morte, per consumazione, del nostro cuore. "» |
Inserita il 30/05/2020 |
Di Germania importato in tempi grami,
a tanti tu facesti compagnia,
fedele amico di chi spesso, solo,
s’ingegnava a creare il suo futuro.
E dopo, nei bordelli e nelle sale,
trovasti il tuo destino più adeguato,
facendo innamorare e spesso odiare
chi ambiva a dei legami acuti e intensi.
A differenza di tanti strumenti,
tu rigido non sei: ti tendi al punto
da sembrare spezzarti, insieme ai cuori
umani che ti suonano e t’ascoltano;
t’allarghi e ti restringi, simulando
i movimenti d’animo irrequieto,
cui basta la durata d’un sol tango
per pervenire all’odio dall’amore. |
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