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Ogni cosa ar monno c’ha er defetto,
se tratta solo de capi si è tale,
e si perché po' nun esse un male,
e so' dimostrà quello c’ho detto.
Si vedi 'n pino, è tutto storto,
però fa li pinoli pe' fa’ er pesto,
l’arbero pizzuto s’arza bello e dritto,
ma è bbono solo pe' fa' l’ombra ar morto.
Così succede in tutta la natura,
ce sta er bello e ce sta er brutto,
le piante, l’animali, ‘nzomma tutto,
ma l’omo c’ha ‘na grande fregatura.
L’omo, c’ha er defetto materiale,
che sarebbe quello fisico,
ma c’ha pure quello pisichico,
dato che nun è propio ‘n animale.
Quindi c’ha puro er defetto,
de nun passà su li defetti de se istesso,
né tantomeno su quelli der fratello,
sia esso brutto o puro bello.
Questo è no scherzo de la natura,
e se po' cancellà ne la sostanza,
mettenno un po’ da parte l’insolenza,
volenno bene puro a le stortura.
Co ‘na moje o n’amico onesto,
pe nun annà a carte quarantotto,
je devi vole bene, puro ner brutto,
e devi esse corisposto in questo.
‘Nzomma a volesse bene abbasta,
pe caccià via tutta l’amarezza,
perché li se annisconne la ricchezza,
penzanno che ‘r defetto nun ce guasta. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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