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«Giorni fa, passeggiando in un quartiere della mia cittadina che non frequento abitualmente, ho visto una nuova via (un centinaio di metri di lunghezza) e, per curiosità, sono andato a vedere come si chiamava. Con mia grande sorpresa, e con emozione, ho constatato che le avevano messo il nome di un medico che, quando ero bambino, veniva spesso a casa mia, per visitare mia nonna (e talvolta anche me): è la prima volta che mi capita di vedere una strada intitolata a una persona da me conosciuta in carne ed ossa!
"Cosa c'entra tutto questo con Freud? ", si domanderanno i lettori. Ebbene, io da bambino ero affascinato da quel dottore che, terminata la visita, restava volentieri a casa mia, per parlare con mio padre di politica (iscritto dapprima alla Democrazia Cristiana, sdegnato per certi uomini disonesti che, secondo lui, la frequentavano, era passato al Partito Comunista, alla ricerca forse ingenua di una purezza che non esiste quasi mai in politica), ma soprattutto di psicologia. Non era forse un granché come medico generico, ma allora, ancora molto giovane (sui 35 anni), aveva deciso di specializzarsi in Psichiatria, ed era quindi inevitabile che i suoi discorsi includesseo spesso Freud.
Io, bambino, avevo intuito la grandezza di quell'uomo, e lui, inconsapevolmente, aveva instillato in me il germe di una delle mie passioni amatoriali, la psicoanalisi: se ho scritto questa poesia, un po' di merito è anche suo!» |
| Inserita il 19/03/2016 |
"Io vi porto la peste", disse Freud
nel famoso convegno americano,
"concetti alquanto nuovi che, per voi,
dipingeranno l’uomo in modo strano.
Partiste con la Bibbia verso mete
vergini per fondare paradisi,
per trascorrere ore sempre liete,
per viver nella gioia e fra i sorrisi.
Non vi accorgeste, ingenui avventurieri,
che leggendo quel Libro un po’ più a fondo
si trovano misfatti crudi e veri,
che tutto il male c’è di questo mondo.
E della Bibbia sono testimone,
in quanto Ebreo, e i miti del passato
hanno sicura, certa spiegazione,
perché io tutto ho bene esaminato.
Io pertanto vi posso assicurare
che, dietro le più nobili parvenze,
le forze si nascondono del male,
le continue sue subdole presenze.
E’ artefice di tutto la parola,
come dice la nostra Kabbalah,
quella che uccide e quella che consola:
per dirvi questo son venuto qua.
Può talvolta, ben detta, la parola
profondamente entrare nelle menti,
sanar con la sua forza, quella sola,
ciò che per noi fu fonte di tormenti. " | 
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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| «E’ questo un riassunto, forse troppo fantasticato, di ciò che disse (o avrebbe potuto dire) Sigmund Freud nelle note conferenze americane del 1909, rimaste famose anche per la frase che il padre della psicoanalisi pronunciò in vista del nuovo continente: "Si attribuisce per l’occasione alla diretta testimonianza di Jung, una testimonianza riportata anche da J. Lacan, che in vista della Statua della Libertà Freud avesse esclamato: ‘Non sanno che portiamo loro la peste’ " (controcopertina di "Sigmund Freud. La psicoanalisi. Cinque conferenze", ed. Newton Compton) .» |
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