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«In letteratura, in poesia, le idee circolano nell’aria, e può capitare abbastanza facilmente che un autore usi una frase o un verso molto simili a quelli che erano stati impiegati prima di lui, senza saperlo. Di Racine non ho mai letto la "Phèdre", ed ora, sfogliando "Per una teoria freudiana della letteratura" del professor Francesco Orlando, critico freudiano (ed. Einaudi, 1992, pag. 235) , ho scoperto che, nella "Phèdre" appunto, Racine aveva usato un verso molto simile, nel contenuto, ad alcuni di questa mia modesta poesia: "Le flot qui l’apporta recule épouvanté " . Orlando ritiene che il verso del grandissimo tragico francese, imperniato sullo "spavento dell’onda di fronte a quel mostro che essa stessa ha scagliato a riva", sia la rappresentazione del "desiderio che si afferma e si nega al tempo stesso, e si afferma negandosi e si nega affermandosi" . Fin da bambino so che, se a volte un motivo musicale rassomiglia un po’ troppo a un altro, spesso non è per plagio, ma perché le note sono soltanto sette. In letteratura, forse, ciò può talvolta accadere non tanto perché le lettere sono soltanto ventuno (o ventisei), ma soprattutto a causa del ristretto numero di pensieri e di ragionamenti che occupano le menti umane.» |
Inserita il 01/09/2018 |
L’onda bacia la rena e si sottrae
all’abbraccio di spiaggia speranzosa
di trattenere in sé l’acqua preziosa:
ogni volta l’illude e si ritrae
(forse perché paura ha che sciupare
possa quei fini petali sabbiosi,
che il suo vigore generi mostruosi
eventi che non può poi governare) .
Così l’innamorato a volte attrae
la sua metà gradita ed armoniosa,
che sarebbe per lui perfetta sposa,
ma solo vana ombra poi ne trae. |
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