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Le Silviae di paolo corinto tiberio(8 poesie)
Salvatico è quel che si salva |
«il passato... la tradizione può in letteratura (o forse deve) essere utilizza solo alla condizione che s'innesti SENZA SFORZO, nel corpo vivo del Presente, dell'attualità... ma non tutti i modi sono buoni, anzi... è buono solo ed unicamente il modo che riesce ad ingannare il lettore, il modo che afferma un falso sfasamento... cosa espone Corintone attraverso la sua canzone se non il passato e il presente nello stesso tempo!» |
Inserita il 08/03/2015 |
“O Dameta, visto che facciamo tutti e due
la stessa strada e abbiamo il tempo in comune
e visto che sei buono, tu a soffiare
nelle ance con precisione e io a dire versi,
perché non ci fermiamo e onoriamo Talia?
Guarda, lì è uno spiazzo di soffice erba,
lì,una giovane quercia ronzante di api
spande la fresca ombra”
“Dolce, o Corintone, è il richiamo della tua voce,
come il mormorio del pino che canta alla sorgente:
come non dargli ascolto?
Anche se gravi sono le questioni
che mi conducono a Roma, tuttavia siederò qui con te,
su questo pendio fiorito di mirìce,
ma non suonerò la zampogna, non si può
o Corintone, non si può suonare a mezzogiorno”
“Capisco, si rivolta Pan”
“In verità ho la bocca consumata
a furia di suonare; orsù comincia,
se vuoi sbeffeggiare Garbone
o scherzare col Furi o infiammarti per Filla,
comincia, Titiro custodirà le caprette”
“Al contrario, o Dameta, ascolterai
una canzone nuova: Eliconidi, presto accorrete!”
<<E già si vive l'ultima era con la caduta e il crollo,
dissolta la struttura all'universo,
l'ora suprema chiude il ciclo dei secoli con l'antico caos.
O dei, voleste limitare così lo sviluppo del mondo?
L'universo lancia chiari e nefasti segnali,
e fa fantasma la natura che muta norme e leggi:
guardate, che tumulto d'impostori e di mostri!
L'ultimo giorno dei popoli si rapprende
in una sola frazione di tempo, in un unica guerra
confluiranno innumerevoli guerre e morti?
Fu la cometa a sconvolgere i regni?
Ascoltate, come cani arrabbiati ululano lugubri!
O dei, voleste limitare così lo sviluppo del mondo?
Guardate come all'alito di un vento puzzolente
i ghiacci polari si sciolgono, mentre
l'altro polo è fuori dal mondo, e dove muoiono le stelle
le Furie devastatrici percorrono folle,
mentre il mezzogiorno ribolle di ore roventi
e astri ignoti percorrono il giorno
e sotto le caverne libano sette
che appestano la terra di morti
O dei, voleste limitare così lo sviluppo del mondo?
I bottini e le rapine contro la res
fomentano l'odio e l'osceno,
la morale stessa soggiace, non v'è limite
all'oro e alle ville e nessuna carica è degna
se non ha dimestichezza col crimine:
si accetta e propaganda ciò per cui un popolo scema.
O dei, voleste limitare così lo sviluppo del mondo?
E per fare propaganda disboscano selve
e borse piene si allineano come anelli,
ma danno forma diversa alla catena perché
la storia del mondo ghiaccerebbe se potesse
vedere del mostro l'immutabile cervello.
O dei, voleste limitare così lo sviluppo del mondo?
E al diritto subentra la forza,
i mandati ghermiti a prezzo,
i brogli elettorali, l'usura vorace
e l'avido interesse crescente
e la guerra profitto di molti.
O dei, voleste limitare così lo sviluppo del mondo?
Tu che mi agiti il petto, o Febo,
tu sai quale sacrificio di sangue
si programmi in quell'Ade gravido di mostri,
quale sofferenza si abbatta sulle genti:
fa le mie parole vuote, fa che questa tua arte
sia impostura buona per trascorrere il tempo>>
“Che dirti dopo un canto del genere?
Poiché in vero, non mi piace, o Corintone,
né il sopraggiungere impetuoso dei venti,
né la scogliera percossa dall'onda,
né il torrente a precipizio tra pendici pietrose”
“Al termine del ciclo del ferro
ricomincerà, o Dameta, l'età dell'oro,
forse canterò ancora alla selva.
Quella giovane quercia maestosa di doni
che vedemmo insieme getterà radici
sulla fertile terra dell'uomo,
rinascerà meraviglia e avremo
il fanciullo e la stella, i pesci d'oro...”
“I pesci d'oro sono inganni e visioni,
se vuoi sfamarti, pesci di carne cerca”
“Dici il vero, Dameta, e lasceremo
allora a Tritone i pesci d'oro,
ma l'immaginazione sarà sempre.
E voi, caprette, basta con quei saltelli,
che il capo non vi monti” |
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