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ciò che dell’ oggi
più addolora il pensare
nel mio di fianco, dagl’ occhi osservare
tra ciglia aperte del cuore e quel rugoso di mani
*
che poi non trovo la sera, nel rumoroso rientrare
è quel nel giorno rubato, che poi mi manca domani
di volti di visi, di te, di spazi di luoghi di strade
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e quel forte rumore del mare, per anni stretti da dita
accarezzati da mano, da sguardo del cuore amati
da istanti di vita recisi. E’ l’ uragano più ardito
*
che il cielo possa mostrare, che l’ amore di scuro
vestito, possa tra lacrime chiare, scese
solcando rughe d’ un volto stordito
ancora in memoria
cercare
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Il tempo è un ladro che ogni giorno ci ruba qualcosa, di piccolo o grande, che più non si scorge la sera, e poi manca al domani - Quell' uragnano che spazza da dita dal cuore, visi volti, cose amate, impossibili poi al nostro di nuovo osservare -» |
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